La conoscenza della verità assoluta è impossibile, le verità sono diverse e relative.

La relatività del tutto mi porta ad usare un metodo (anch’esso provvisorio) che non ha come scopo spiegare le cose (sarebbe una spiegazione relativa) ma metterle in relazione.

La realtà è plurisfaccettata e complessa, è facile ritrovarsi dispersi e confusi, bisogna essere intelligenti e critici per capire cosa succede intorno a noi. Il metodo riesce a ridare all’uomo un ruolo attivo, l’artista diventa un’organizzatore di un insieme di fenomeni, quindi anche un acuto pensatore.

Nell’accostamento efficace ed essenziale l’opera esprime con estrema rapidità il messaggio e “spingere l’idea all’estrema conseguenza” è un modo per rendere più forte e immediato il messaggio.

Ho ricapitolato questo per chiarire più a fondo il processo di relazione tra le immagini. Relazionare due immagini che apparentemente non hanno nulla in comune può avere un senso (non fraintendiamolo con la dissimilitudine degli oggetti surrealisti, può sembrare simile ma è cosa assai diversa). Facciamo un esempio. L’immagine di un cadavere di una persona relazionato all’immagine di un detersivo, o di un profumo o di un qualsiasi altro oggetto è l’esempio di come si stabilisca un rapporto analogico tra oggetti.

Per compiere tale operazione gli oggetti vanno misurati quantitativamente in modo che tra di essi non esista più nessuna differenza. Prima, naturalmente, bisogna sospendere il giudizio sulle cose (perché qualitativamente – ovviamente – gli oggetti sono differenti) per rapportare nuovamente gli oggetti ad un solo e nuovo parametro capace di relazionarli insieme.

Ricapitolando:

Il risultato ottenuto è una relazione cromatica che correla a se una relazione tra oggetti. L’insieme è una visione unitaria costruita scegliendo meticolosamente tra le tante combinazioni possibili. L’opera si rivela un’associazione di fenomeni i quali testimoniano all’uomo di essere uno tra i tanti elementi della realtà che si muovono nello spazio e nel tempo.