Riflessioni

Metodo= via per raggiungere uno scopo.

Ribaltamento! Via per raggiungere se stesso. Lo scopo è la via stessa.

Indipendentemente da cosa si possa trovare, esso è lì in quanto ho scelto un modo di vedere.

Prima si sceglie la cosa più importante, cioè la via, poi ciò che si incontrerà dipenderà dal fatto che è stata scelta quella determinata via.

Se sceglievo un’altra via vedevo la cosa diversamente ma l’unica cosa vera è: la presenza della cosa, il modo in cui la vedo.

Cosa mi “dice” l’oggetto è una mia “costruzione” che dipende esclusivamente dal mio modo di vederlo. In realtà lui non mi “dice” niente, è lì e basta, ti “dice” solo che esiste, che è presente in quanto è lì.

Il modo in cui vedo dipende dal mio pensiero, è il mio pensiero che mi fa vedere certe cose; se cambio pensiero vedo in altro modo. In ogni caso devo pensare in un modo. Non dovrei pensare in nessun modo così la situazione (la cosa) mi apparirebbe nella sua realtà, ovvero senza “il pensiero” aggiunto da altri.

Però per non pensare io devo pensare di non farlo. La verità è che devo pensare, non posso liberarmi dal pensare. Come faccio a vedere l’oggetto nella sola sua realtà?

Devo pensare a distruggere il pensiero. Devi pensare a liberarti da ogni pensiero. L‘importante è lo scopo che si dà al pensiero. Il pensiero in sé non serve. Devo pensare per forza, quindi l’unica cosa è la finalità che devo dare al pensiero. La cosa più importante è il modo di pensare e non pensare. Il moralismo, l’ideologia sono tutte falsità.

L’oggetto che mi appare di fronte deve essere liberato da ogni significato che gli è stato attribuito. Non deve significare nulla. Il suo significato è non averne. 

Altrimenti finalizzare il pensiero a dare un significato all’oggetto, significato creato grazie alla distruzione del precedente con l’utilizzo del significato che si attribuisce ad un altro oggetto. 

In fondo il significato è comunque “smontare” ogni oggetto dal suo significato. Dare il significato che ogni significato non serve a capire. Solo il mio significato è utile, in quanto non vuole dare nessun significato (in quanto si nega).

Il significato è non dare significato. Quindi il significato in realtà c’è. Per parlare di non-significato devo darne uno. Ogni cosa per parlare di sé utilizza il proprio opposto, necessita di esso.

Io non accetto i significati, li distruggo, eppure anch’io dò un significato. Allora perché il mio dovrebbe essere valido e gli altri no?

Se esso è spiegazione delle cose è da negare. Se esso è utilizzato per non spiegare la realtà allora è valido. Una cosa ha valore quando dice di non averne, in quanto non fa affidamento a se medesimo ma al proprio utilizzo.

Se il significato è utilizzo significa che è un mezzo e non un fine. Se è un fine vuol dire che esso è meta, è l’arrivo. Se è un mezzo vuol dire che è indirizzato al di fuori di se stesso, a non dimostrare se stesso.

L’unico significato che si può dare alla comunicazione è vedere nel significato stesso non un fine ma un mezzo per superare se stesso. Il mio significato è un ponte per andare oltre se stesso, oltre ogni significato. Il mio fine è non averne.

Ogni cosa che io propongo ha lo scopo di non dare una spiegazione della realtà. Ciò che propongo deve essere purificato. Si deve presentare davanti agli occhi come qualcosa di nuovo, qualcosa di appena creato dalla natura. Deve essere accettato e non giudicato.

Il significato dei miei quadri è l’utilizzo del significato stesso e non il significato in sé. Il significato è l’utilizzo.

“Cappuccino” è il più significativo di tutti i quadri in quanto contiene il significato più grande, il superamento di ogni significato.

Se il significato è utilizzato per liberarmi dai significati esso è valido.

Smontare gli oggetti da ogni tipo di pregiudizio, è qui l’utilizzo del significato stesso. Per fare ciò devo “spogliare” l’oggetto da ogni definizione che gli possa essere stata addossata. L’unico sistema è conoscere i significati attribuitogli e poi “smontarli”. Conoscerli tutti è impossibile, quindi si prende la definizione per eccellenza, quella del vocabolario, e la si ribalta. Ogni oggetto che uso non è un fine ma un mezzo, io utilizzo gli oggetti ribaltando la funzione che si è attribuita loro e se ne attribuisce un’altra apparente. Quindi lo si libera dalla precedente.

Attribuire un’altra funzione ad un oggetto per liberarlo dalla precedente può sembrare un controsenso ma ciò che gli addosso è una funzione falsa, in quanto è un pretesto, un mezzo e non un fine. È una condizione provvisoria che lo rende puro e limpido. Per fare ciò il mio stesso significato deve essere utilizzato come mezzo e non come fine.

Il mio fine è utilizzare lo stesso fine per averlo come partenza, quindi diventa mezzo. Ecco perché il mio fine è non averne.